Tuesday, December 27, 2016

New York, a venture


Articolo pubblicato sul Cinecorriere del 7/1/2015

“NEW YORK, a venture”, il nuovo film di Alessandro Fantini girato a Manhattan


L’artista abruzzese Alessandro Fantini torna a parlarci delle sue avventure cinematografiche vissute nell’isola insonne più celebre d’America, anzi di una “venture” misteriosa che porterà i protagonisti del suo nuovo film a ritrovare i frammenti perduti delle propria infanzia tra le fiamme di una Visione sospesa tra Storia e Immaginazione.


“In un minuto di New York/tutto può cambiare, In un minuto di New York/Le cose possono diventare piuttosto strane”.



Il refrain tratto dalla canzone di Don Henley potrebbe essere il perfetto “logline”, ossia il sunto promozionale della trama di “New York, a venture”, film girato a Manhattan la scorsa estate risalendo le correnti di quel Tempo Interiore che irrora le arterie ortogonali dell’isola insonne più famosa d’America. Un Tempo ondivago e frenetico che avevo cominciato a navigare nell’Autunno del 2013 durante il mio primo soggiorno tra l’Hudson e l’East River, fendendo le strade affollate con la mia videoreflex brandita come un sestante col quale decifrare la costellazione emotiva che mi avrebbe indicato la rotta verso la faglia mentale dove la New York di superficie s’incunea nella sua controparte incorporea, sul cui fondo da decenni si ammassa l’humus della Storia e delle visioni che l’hanno alimentata. La New York dove l’architettura neogotica della Trinity Church di Saint Patrick e quella dei grattacieli come il Woolworth Building e il General Electric Building fondono lo slancio del sacro e dell’ambizione secolare nella vertigine dell’assalto al cielo, mentre la rinnovata linea ferroviaria della High Line serpeggia sopra le strade trapassando i palazzi fino al Lower West Side, a sfidare con le sue aiuole pensili l’aridità del cemento e del traffico sottostante, dove uomini in doppiopetto ballano scalzi e i predicatori in giubbotti frusti si fermano ai bordi dei marciapiedi inveendo contro le malefiche lusinghe del capitalismo.

 È proprio tra le varie scoperte ed incontri collezionati nelle mie febbrili ricognizioni da Battery Park ad Harlem, dal Theatre District a Midtown, confluiti in corso d’opera nel documentario “Bryant’s ode” sottoforma di un anti-racconto per immagini, musica e versi, che qualche mese dopo avrei compreso come dietro la loro apparenza si annidasse il seme di una vera e propria storia che attendeva solo di trovare i suoi protagonisti per essere narrata sullo sfondo di quegli stessi scenari. Uno dei versi del poema, scritto per fare da contrappunto verbale alla prosa visiva del documentario, commentava infatti la Fontana della Pace realizzata dallo scultore Greg Wyatt per il Childrens Scultpure Garden, un piccolo parco dalle reminiscenze edeniche collocato sul lato sud di Saint John the Divine, la  cattedrale gotica più grande del mondo, nel quartiere di Morningside Heights, raggiunto al tramonto dopo aver percorso a piedi tutta l’Ottava strada dal West Village fino a Central Park North. 

 

Quell’impasto di fiabesco e grottesco, solidificato nella spirale cromosomica sovrastata da un sole e una luna sorridenti sotto l’arcangelo vittorioso su un Lucifero ridotto ad una testa spenzolante, divenne subito ai miei occhi la trasposizione simbolica di quell’avvicendamento ciclico tra la componente diabolica ed angelica, dionisiaca ed apollinea, che vivifica l’anima irrazionale di New York. Fermo nel mio proposito di ritrovare tutte le concatenazioni di senso tra il mio viaggio personale e il potenziale cinematico della Fontana, come nel gioco della “Caccia all’Immagine Nascosta”, si trattava adesso di riportare a galla la “fabula” celata sotto quel formicolante composto di simboli, suoni, ombre, odori e stati mentali fomentati dalla loro continua ricombinazione. Le ricerche compiute nei mesi seguenti sulla storia della Cattedrale e la genesi della scultura non fecero che confermare le mie intuizioni. Come se stessi leggendo in una griglia di Cardano applicata sulla pagina di un antico libro cifrato, venni a conoscenza delle processioni degli animali tenute nella cattedrale, delle colonne apocalittiche del Portale del Paradiso, dell’incendio che danneggiò il transetto nord della cattedrale il 18 Dicembre del 2001.  Fu così che, per effetto retroattivo, tutti i tasselli che avevo disposto alla rinfusa davanti a me si ricomposero in una visione cinematografica compiuta, permettendomi di trovare un legame narrativo tra un oggetto innocuo, lo zucchetto bianco con il simbolo del pesce blu, e le fiamme intese come distruzione, purificazione e rigenerazione della vita. Una volta stesa la sceneggiatura, disegnati gli storyboard sulla base dei video e delle foto scattate quell’autunno, composte le prime musiche ispirate alle sonorità gothic-industrial di organi, xilofoni, cimbali, ingranaggi e gong, il casting ha rappresentato l’ultima e più rapida fase, seguendo il rigoroso criterio che tutti gli attori e le comparse fossero newyorkesi o perlomeno residenti a Manhattan.




“Nel vortice del Tempo/Le torsioni del Fato/ Sono spirali giocose di un serpente giallo”. Incluso nel montaggio di “Bryant’s ode”, il verso ricompare in una delle strofe della raccolta “Flames of Vision” recitate da Amy Bolnes, la protagonista del film interpretata dall’americana Kyrie Vickers, fornendo un faro sonoro ad Adam Clairfield, alias Craig Williams, piombato in una cecità improvvisa dopo essere stato colpito accidentalmente alla testa nello Zoo di Central Park. Tuttavia, laddove nel documentario descriveva il raccordo pindarico tra il serpente che si avvolge sulle spalle dei turisti sul ponte di Brooklyn e il piano sequenza circolare intorno alla statua di Fiorello La Guardia, nel film dispiega un più ampio ventaglio di significati, riferendosi in senso figurale sia all’elica del DNA che riassume l’evoluzione della vita sulla terra nella Fontana della Pace, sia a quel rovesciamento che ha sconvolto le vite dei due protagonisti. Quello stesso evento traumatico che più di dieci anni prima li ha allontanati dalla città della loro infanzia, tornerà a farli incontrare attraverso arcani ingranaggi mossi dagli animali rotanti dall’orologio musicale di George Delacorte, dalle immagini sonore stimolate dalle voci dei visitatori del parco, e infine dalla musica d’organo della cattedrale di Saint John. Perché la sinestesia, fenomeno psichico che porta a vedere i suoni e a sentire i colori di cui Adam scopre d’essere affetto fin dall’infanzia, può considerarsi il culmine magico dell’atto artistico. Grazie ad essa un’intera città può essere rivissuta come una sinfonia di colori nella memoria di un fuoco sacro, illuminando l’oscurità del quotidiano dove la gente s’illude di poter seguire la propria strada tenendo gli occhi aperti, ignari che, per usare le parole di Borges ad apertura del film “la cecità è una liberazione, una solitudine propizia alle invenzioni, una chiave e un’algebra”. Una chiave che sarà compito dello spettatore ritrovare al termine del film, dopo aver chiuso gli occhi per riaprire le stanze, buie ma ancora autentiche, dell’infanzia dei propri sensi.


 New York, a venture (2014)


Durata: 38 minuti  - Extended cut: 60 min.


Regia: Alessandro Fantini


Sceneggiatura, fotografia, montaggio, musica ed effetti speciali: Alessandro Fantini


Assistente alle riprese: Lincoln Athas


Amy Bolnes: Kyrie Vickers


Adam Clairfield: Craig Williams


La Signora di Central Park: Karen Goldfarb


Il Lunatico di Central Park: Henrik Kim-Rehr


Il primo runner: Vincenzo Fantasia


Il secondo runner: Said Raissi


Kevin Alcott: Alessandro Fantini


Pagina IMDB: http://www.imdb.com/title/tt4063364


Pagina FB: https://www.facebook.com/newyorkaventure


 


 



Saturday, December 24, 2016

The rest of Euryale


The rest of Euryale
Oil and chalk pastels on canvas, 50x40 cm. (2006)


The rest of Euryale by AFANTINI on DeviantArt

Sunday, December 11, 2016

ENDOMETRIA - Il seme della carne

Oltre ad essere il mese in cui terminai di scriverlo, Dicembre è anche il periodo atmosfericamente più propizio ad una prima incursione (o ad un ritorno, per chi lesse la prima versione presentata al Salone del Libro di Torino) nel regno metamorfico del mio primo romanzo fantasy "Endometria", naturale estensione del racconto "Il Velo della notte" incluso nell'omonima raccolta della collana "Fantagraphia" curata da Anna Maria Fabiano, compagna di viaggio scomparsa due anni fa della quale riporto un estratto dell'acuta e sentita prefazione scritta per la prima edizione:

"Uno strano senso d’inquietudine pervade le pagine di questo straordinario romanzo, che si pone come continuazione del racconto Il velo della notte, contenuto nell’omonima raccolta della collana Fantagraphia. Le chiavi di lettura sono, a mio avviso, infinite, e questo è dovuto sia alla Summa culturale dell’autore, che vive e si nutre d’arte e di letteratura intesa nelle sue varie forme, sia a uno stile che, elegante e oltremodo carico di senso, non rinuncia a creare piccole ma ricorrenti oasi di lirismo nostalgico e paesaggistico, dove si specchiano le illusioni, i sogni, le ossessioni, le attese di ogni anima in crescita. Lo si potrebbe considerare come il passaggio dall'età delle illusioni infantili a quello delle illusioni erotiche ed esistenziali dell'adolescenza, come afferma l’autore. Oppure una sorta di delirio onirico fatto di ossessioni ricorrenti, le proprie ma anche quelle di tutti, perché, coscientemente o meno, siamo tutti dilaniati dai morsi della Conoscenza, della Domanda, della Ricerca, del Viaggio o dell’Eterno Ritorno. Oppure come un ennesimo riscatto compiuto in nome dell’amore, attraverso la sua stessa distruzione. Ossessioni che si fanno sensata insensatezza, dal momento che sottraggono particelle alla propria essenza e le coniugano al riscatto creato da un ordine finale che si pone all’estremo del caos. C’è ancora un’allusione velata e oltremodo inquietante, a mio avviso, legata al Titolo, Endometria, Il seme della carne, che rimanda al rapporto stretto e quasi morboso tra l’uomo e il grembo materno dalla cui profondità proviene e al quale vorrebbe ricongiungersi, profondità colta nell’attimo stesso in cui il protagonista, all’atto di intraprendere il suo viaggio, sprofonda nel sottosuolo".

 
 
 
 
 
"Endometria - Il seme della Carne" viene riproposto dopo cinque anni dalla sua prima edizione in questa seconda versione in formato tascabile e ebook con una nuova veste grafica, una nuova impaginazione delle illustrazioni, una ricca appendice contenente il racconto "Il Velo della Notte", l'antefatto alle vicende narrate nel romanzo, e una raccolta di testi critici scritti dallo stesso autore in occasione delle presentazioni tenute alla Fiera del Libro di Torino.
Dimenticati gli anni di prigionia del Velo della Notte, Edel ed Arnel regnano adesso su una nuova marca, lontano dalle guerre intestine che affliggono Lantaria. Ma alla radice del loro amore pulsa da tempo l'epicentro del caos che sta per abbattersi sull'intero continente. Da dove proviene il seme nascosto nel becco dell’uccello franofelo? Chi sono i seguaci dell'Antico Sussurro? Perché i monaci di Garras hanno abbandonato il loro monastero per riempire di cattedrali la città di Antalide? L'antica stirpe degli Aledani si è davvero estinta insieme al loro oscuro potere? Spetterà ad Arnel vivere nella carne gli uragani della memoria in cui attende di scatenarsi il mistero dei figli di Eulatma.
Alessandro Fantini, già attivo da anni come pittore, regista e compositore, qui alla sua prima prova in qualità di romanziere "parassitario" del genere "fantasy", tiene fede ai postulati irrazionali del suo "agire multimedianico" imbastendo una delirante partitura di archetipi visivi e di ipertrofie linguistiche che contaminano fino a stravolgerle le prevedibili fisiologie della narrazione di genere. Su Endometria la necrosi degli stereotipi, l'osmosi tra materia inerte e materia senziente, la prosa che si trasmuta in poesia, il suono che si rapprende nella visione pura, il caos che cova i germi di un ordine inconoscibile, descrivono solo il primo atto di una parata allucinatoria governata dall'interscambiabilità della vita e della morte. Sin dal turbinoso prologo in cui la marca di Edelia implode in un profluvio di sinestesie geologico-spirituali, appare evidente l'intento di convogliare tra le anse dell'ambientazione fantastica di ascendenza “herbertiano-tolkieniana” le iperboli metaletterarie dei processi alchemici e delle progressioni esoteriche che vedono nella brutale imprevedibilità delle catastrofi l'innesco di un lungo e arcano viaggio verso la riscoperta dell'emotività della materia. Un percorso che non condurrà alla conquista di un Eldorado dell'anima o della Pietra filosofale delle passioni, quanto all'evocazione di uno stadio conoscitivo ultimo che non annovera nelle sue fasi intermedie le asserzioni e i dogmi dei culti rivelati. L'autore dissemina la vicenda ancillare di Edel ed Arnel (ignari dei segreti millenari delle loro dinastie, divisi con violenza da una diversa e, ai loro occhi, inesplicabile costituzione della materia) di una messe di pittogrammi che non svolgono la mera funzione di allegorie personali ma che intendono farsi cellule in divenire di una biologia letteraria dove la funzione comunicativa delle parole collassa sul bianco della pagina per tramutarle nei villi intestinali di un immaginario tanto universale quanto più individuale.
Perché per ciascun lettore, come scrive Fantini nella sua post-fazione, il fenomeno del narrare non può che essere un “esoterico invito al sogno lucido”.

Monday, November 21, 2016

Vangelis - Rosetta


Vangelis

Rosetta

Quando nel 1799 sul delta del Nilo a Rosetta (nome latinizzato dell’antica Rashid) il capitano della Campagna d’Egitto, Pierre-François Bouchard, rinveniva il frammento di una stele egizia destinata ad essere contesa fino ai nostri giorni tra Francia, Inghilterra ed Egitto, ai suoi contemporanei sarebbe parso quantomeno beffardo che più di due secoli dopo il suo nome venisse usato per una missione condotta in collaborazione tra nazioni europee. Funestato da un primo lancio fallito nel 2002, il progetto “Rosetta” decollerà nel 2004 grazie agli sforzi dell’Agenzia Spaziale Europea, per giungere al suo obiettivo ben dieci anni dopo con l’atterraggio del lander Philae sulla superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko nel 2014, concludendosi infine il 30 settembre 2016 con lo schianto programmato della sonda.
Per quanto in passato altri artisti e demiurghi della musica elettronica siano stati coinvolti in iniziative legate allo spazio, come i Pink Floyd che nel '69 jammarono in diretta sulla Bbc durante la discesa dell’Apollo 11, Brian Eno chiamato nell’83 a comporre “Apollo: Atmospheres and Soundtracks” per un documentario dedicato allo storico allunaggio, o Jean-Michel Jarre che nell’86 per il venticinquesimo anniversario della Nasa e la commemorazione del Challenger lanciò l’album-evento “Rendez vous” con il live di Houston (per poi effettuare un collegamento con la stazione orbitale Mir nel concerto di Mosca del ‘97), è probabilmente la prima volta che a un compositore viene chiesto di decodificare e accompagnare in tempo reale una missione con la sua arte musicale. In tale ambito non può dirsi certo un neofita lo stesso Vangelis che, pur non vantando (a differenza di John Serrie, autoproclamatosi autore di space-music a tempo pieno) più di un paio di lavori espressamente radicati nell’ “imagerie” siderale, ossia “Albedo 0.39” del 1976 e l’album “Mythodea” eseguito con coro e orchestra nel 2001 davanti al tempio di Zeus ad Atene per celebrare la Missione “Mars Odyssey” della Nasa, nel corso del suo ininterrotto epos musicale dalle proporzioni indubbiamente “astronomiche”, ha più volte condotto l’ascoltatore in ricognizione tra eufonetiche galassie sonore “intra” ed “extra-terrestri”, dal più rarefatto “Spiral” (1977) al cyber-nostalgico “Blade Runner” (1982), dal criogenico “Antarctica” (1983) al barocchismo astrale di “Voices” (1995).

Continua su Ondarock: http://www.ondarock.it/recensioni/2016_vangelis_rosetta.htm

Thursday, November 10, 2016

Son of chasm - birthday version

A titolo di gratitudine per tutti gli auguri e i numerosi messaggi che ieri hanno rischiarato un periodo alquanto nebuloso della mia esistenza, oggi e domani il mio album "Son of chasm" scritto, composto e pubblicato nel 2015, resterà scaricabile gratuitamente nella sua versione completa comprensiva di tutte le tracce strumentali al sottostante link fino a stasera. PROSIT!

 SON OF CHASM
Scritto, composto e prodotto da Alessandro Fantini.
Voci e testi di Alessandro Fantini.

https://afanalessandrofantini.bandcamp.com/album/son-of-chasm

 

Friday, November 4, 2016

Sul set fuori di sest


Qualche settimana fa mi è stato chiesto di interpretare un reporter d'assalto sul set di un film girato tra i vicoli atavici di un borgo abruzzese reminiscente di una piccola Minas Tirith (o non sarà che anche Tolkien come Escher è passato da queste latitudini?), popolato da cinque abitanti e una sessantina di capre. Com'è mio solito quando si tratta di cinema e di circostanze pittoresche, mi è parso d'obbligo fissare le mie personali impressioni (di settembre e ottobre) in un'opera medianica, in questo caso una prelocandina preludente (anch'essa presente sul set nei due giorni in cui ho bivaccato tra pareti di roccia a strapiombo e mura più o meno dirute), nonostante il film debba essere ancora montato, smontato, tramontato e rimontato (probabilmente entro Marzo).

Friday, August 12, 2016

ORAZIONE FUNEBRE PER MIO FRATELLO



Testo dell'orazione funebre da me letta il 13 Luglio 2016 al termine delle esequie per mio fratello Nicola Fantini, morto la sera dell' 11 Luglio 2016.

Quand’ero bambino Nicolino rappresentava ai miei occhi una seconda figura paterna, il pilastro portante della famiglia insieme a mio nonno e mio padre. Mio nonno e i miei genitori potevano contare sempre su di lui nello svolgimento dei lavori di casa e nei campi. Per me e mio fratello Giampiero era un esempio ineguagliabile di onestà, dedizione e bontà d’animo. Non si risparmiava mai quando si trattava di rimboccarsi le maniche e risolvere grandi e piccoli problemi. Soffrì moltissimo quando mio nonno ci lasciò dopo lunghi patimenti, il 16 Luglio di 23 anni fa. Ha seguito sempre con orgoglio la mia attività artistica, prodigandosi spesso per aiutarmi nell’allestimento delle mie mostre di pittura. Trovò la sua realizzazione nella splendida famiglia che formò con Filomena, che con lui ha condiviso tutto fino alla fine, crescendo insieme Joseph con l’affetto e l’esempio unico di un padre che sapeva essere amico, confidente e guida morale, motivatore ironico e compagno di avventure. Tutti lo hanno stimato e amato, come la grande folla di parenti, colleghi e amici qui presente sta a dimostrare.

Per noi famigliari sarà impossibile dimenticare il giorno in cui scoprì di avere un adenocarcinoma polmonare. Il dottore che lo prese in cura dopo la prima diagnosi, mi disse che dovevamo smetterla di preoccuparci. Non dovevamo opporci ai cicli di chemio, che sapeva essere del tutto inutili e dannosi. Non dovevamo cercare altre cure. Non dovevamo rivolgerci ad altri oncologi. Saremmo stati felici solo quando se ne sarebbe andato. L’unica medicina è la morte, mi disse.
Ora purtroppo quella medicina ha sortito il suo effetto. Mio fratello ha infine trovato la cura che invano abbiamo cercato nel tentativo di contrastare l’avanzata del male e alleviare la sua agonia.
Purtroppo per il Male che affligge molti altri che vivranno forse più di lui, temo non esista alcuna medicina.
Questo Male incurabile ha molti nomi: si chiama cinismo, opportunismo, affarismo, menefreghismo, individualismo.
E’ quello che tuttora affligge quel dottore che mi disse che amava passeggiare nei cimiteri, divertendosi a contare i mesi che restavano ai pazienti che aveva in cura, somministrando sostanze tossiche a inconsapevoli condannati a morte in quello che è a tutti gli effetti un preobitorio.
E’ il Male di cui soffrono quegli oncologi che viaggiano su porsche cayenne, prendono la tintarella alle Seychelles e giocano a tennis tenendo conferenze sulla ricerca contro il cancro in giro per il mondo, intascando centinaia di euro solo per rivolgere uno sguardo annoiato al solito inconsapevole condannato a morte.
E’ il Male che tormenta quei chirurghi che amano andare in televisione a millantare i prodigi della videotoracoscopia e dell’immunoterapia ma poi non si scomodano nemmeno a farsi vedere dal vivo a consigliare una cura d’antibiotici per evitare una setticemia post-operatoria.
E’ il Male che corrode quei medici che definirono “un favore straodinario” l’assistenza a mio fratello agonizzante, che insieme a sua moglie affrontava in carrozzella ogni settimana estenuanti viaggi in treno tra Milano e Pescara con la forza della disperazione.
E’ il Male che consuma quell’infermiera che a mia madre ha rimproverato di aver portato in pronto soccorso mio fratello che fino all’ultimo ha cercato di evitare la morte per soffocamento.
Che Dio abbia pietà di tutti loro perchè sono malati senza data di termine e non sanno di esserlo.
Che Dio abbia pietà di coloro che ancora si ostinano a non vedere e non capire, o peggio, a fingere di non vedere nè capire che la Val di Sangro, dopo decenni di sviluppo e benessere, ha ricominciato a brulicare di morte come ai tempi delle paludi malariche.

Di mio fratello ora voglio ricordare quel giorno di Settembre di due anni fa, quando andammo in montagna e da lontano avvistammo per caso un branco di cervi in amore, restando a lungo in ascolto del loro bramito: spero che adesso stia scalando la vetta più alta e più luminosa di tutte, in ascolto di quel richiamo di vita, e dimentichi per sempre il mortifero e crudele ciarlìo dell’ipocrisia umana.
A Filomena e Joseph dico che la famiglia sarà ancor più unita e salda di prima, perchè non vi manchi mai il sostegno, il coraggio e la forza di progettare il futuro che Nicolino dentro di sè ha tenuto sempre accesa come una fiamma fino all’ultimo respiro.
Perchè in questi atroci mesi tutti insieme con lui abbiamo compreso che non ci sarà davvero alcuna Cura fin quando l’Essere umano non verrà considerato patrimonio dell’Umanità.

AFan Alessandro Fantini
13-7-2016

"ROMA ELECTRONICA" - La goccia, la musica e la morte

Alla fine degli anni '80, quando mio fratello Nicola di sera m'invitava ad accompagnarlo in errabondi viaggi in macchina, nello stereo girava sempre un nastro misterioso sul quale aveva trasferito le tracce di un lp comparso magicamente tra la nuova collezione di vinili di mio fratello Giampiero. "Ecco, arriva il pezzo della goccia!" mi sussurrava mio fratello con aria sardonica, alzando il volume e inondando la vettura di quel ticchettio echeggiante che sembrava provenire da una caverna scavata nell'Ayers Rock. Subito dopo una sensuale voce femminile scandiva parole incomprensibili, mentre sullo sfondo un bambino rideva e una creatura aliena gorgheggiava litanie ultraterrene. "Ma dimmi un pò..." ripeteva mio fratello ridacchiando, sostenendo che quelle fossero le prime parole prounciate dalla cantante che in seguito scoprii essere Laurie Anderson nel brano "Diva" composto da un famoso musicista francese https://youtu.be/mrb7x1nDxvw. "Questo è Jarre!" mi diceva quando il pezzo dopo 3 minuti trascolorava in un brano fantatribale. Presi così l'abitudine di trovare le scuse più improbabili per saltare in macchina con lui dopo cena, e ascoltare per intero quel nastro che traduceva in suoni pittorici i viaggi compiuti nell'esoterica semioscurità della strada. Due giorni prima che mio fratello morisse sono riuscito ad incontrare Jarre di persona, durante il soundcheck dell'unico concerto Italiano tenuto a Roma. Dopo averlo intervistato per il magazine OndaRock, sono finalmente riuscito a consegnargli l'artbook contenente alcuni dei miei dipinti ispirati dalla sua musica. Quando gli ho menzionato l'origine della mia passione per la sua musica e la malattia di mio fratello, Jarre si è rabbuiato in volto e mi ha chiesto qual era il suo nome. "Nicolino" ho risposto.


Friday, July 8, 2016

L'INFINITA VARIETA' DEI SUONI-RUMORI

L'INFINITA VARIETA' DEI SUONI-RUMORI

JEAN-MICHELJARRE - ELECTRONICA 2
THE HEART OF NOISE
di Alessandro Fantini


           

Sono già trascorsi quindici anni dall’invenzione del Telharmonium, primo e pressoché inutilizzabile strumento elettrofonico ideato dall’americano Thaddeus Cahill, quando il futurista Italiano Luigi Russolo, nel suo manifesto “L’arte del Rumore” del 1913, vaticina la conquista della “varietà infinita dei suoni-rumori” resa possibile dal moltiplicarsi di macchine capaci di generare una tale “varietà e concorrenza di rumori” da derubricare il suono puro ad anacronistico e anempatico retaggio del silenzio della vita antica. Il ricorso al gioco linguistico del “portmanteau”, le “parole-baule” ideate da Lewis Carroll, è dunque più di un mero esercizio di relativismo lessicale per Jean Michel Jarre che, citando foneticamente il manifesto di Russolo nel titolo ad effetto “déjà connu” dato alla seconda parte del progetto conviviale di “Electronica” varato nell’ottobre 2015 con “The Time Machine”, ne incapsula i riverberi storico-biografici e le ripercussioni concettuali sul filone di sperimentazioni e “devianze musicali” avviato nel 1951 da Pierre Schaeffer con quel Groupe de Recherches musicales che a Parigi si fece fucina operativa del movimento della musica concreta e al quale, nel 1969, il giovane lionese aderì guidato dall’insofferenza al “limitato cerchio dei timbri della vita moderna”.
(segue su "ONDAROCK")

Tuesday, June 14, 2016

MALORDA: Tristan und Iselfie

Malorda
Dal disordine al caos


Terzo episodio - Tristan und Iselfie


 

 
Per far fronte alle insormontabili difficoltà relazionali di Romualdo, il Dottor Malorda ricorre ad una nuova strategia di marketing dell'immagine in grado di tramutarlo in pochi secondi nello scapolo più bramato del web.
Scritto, diretto, montato, interpretato e prodotto da
Alessandro Fantini
Musiche di Alessandro Fantini
Estratti musicali dall'Atto III del "Tristano e Isotta" di Richard Wagner.
Citazioni da "L'arte di amare" di Ovidio e il libretto del "Tristano e Isotta" di Richard Wagner.
Alessandro Fantini è il Dottor Famedio Malorda, il sulfureo esteta dagli oscuri legami di potere a metà tra Lord Brummel e un Ludovico II in acido, protagonista del nuovo web-serial in cui tutti i tentativi di scampare al disordine di un sistema senza regole e certezze sono destinati a scontrarsi con la salvifica quanto spietata legislazione del caos.

Tuesday, May 24, 2016

Il compagno di banco



Pomeriggio universitario d’inizio millennio. Sono seduto ad uno dei tavoli disposti lungo il corridoio del dipartimento di storia dell’arte. Senza accorgermene, da oltre mezz’ora sono sprofondato in una “vaudeville mentale” che si va imprimendo sul foglio A4 sul quale, la mente ancora rivolta alla lezione del mattino, avevo pensato di annotare alcune riflessioni sul movimento della Neue Sachlichkeit, e che invece sotto la mia penna biro si sta convertendo nella tavola di un fumetto psicotropo a base di paesaggi carsici e guizzanti anatomie leonardesche. Mentre sono assorto nell’esecuzione di uno dei miei chiaroscuri effetto “grafite di china”, un signore di mezz’età dall’aria distinta si ferma a osservarmi in silenzio all’altro capo del tavolo. Alzo la testa e ricambio lo sguardo con fare interrogativo. Lui abbassa di nuovo gli occhi intenti sul foglio e si siede. Nel corridoio lo scalpiccio e le voci ovattate di un gruppo di studenti che scende le scale si rifrange nell’aria. Come esortato dall’improvviso ritorno della realtà mediato dal rumore, l’uomo si protende verso di me e soggiunge “Sai, mi ricordi tanto un mio compagno di banco del liceo”. “Davvero?” “Sì, ho frequentato il liceo artistico a Pescara. Anche il mio compagno maneggiava la penna come te e a lezione faceva i ritratti dei professori ovunque gli capitasse.” “Curioso. Anch’io riempivo i banchi di disegni e i bidelli non sapevano se incazzarsi o fotografarli prima di passare lo strofinaccio. Come si chiamava il vostro compagno? Vive ancora a Pescara?” L’uomo sorride, si alza e getta un’altra occhiata pensierosa al mio foglio irrorato d’inchiostro, poi, quasi in un soffio, risponde: “Si chiamava Andrea Pazienza”.

 P.S. "Lu Pazzaion" era uno dei miei personaggi creati tra il '93 e il '94 sotto l'influsso dei fumetti pazienziani. Essere gretto e impulsivo senza fissa dimora, biascicava un dialetto abruzzese fortemente onomatopeico commettendo atti involontariamente triviali dalle conseguenze catastrofiche.

Friday, May 20, 2016

"New York, a venture" su Indiehometv

A quasi due anni dal termine delle "avventurose" riprese in quel di Manhattan, da oggi è finalmente possibile visionare il mio film "New York, a venture" sottotitolato in Italiano accedendo al sito di Indiehome TV.
https://indiehometv.festhome.com/view_film/49935


Scoprirete così come il protagonista Adam Clairfield sia giunto a comprendere che “la cecità è una liberazione, una solitudine propizia alle invenzioni, una chiave e un’algebra".

"In un minuto di New York / tutto può cambiare / In un minuto di New York / le cose possono diventare piuttosto strane”.



«Il refrain tratto dalla canzone di Don Henley potrebbe essere il perfetto “logline”, ossia il sunto promozionale della trama di “New York, A Venture”, film girato a Manhattan la scorsa estate risalendo le correnti di quel Tempo Interiore che irrora le arterie ortogonali dell’isola insonne più famosa d’America. Un Tempo ondivago e frenetico che avevo cominciato a navigare nell’autunno del 2013 durante il mio primo soggiorno tra l’Hudson e l’East River, fendendo le strade affollate con la mia videoreflex brandita come un sestante col quale decifrare la costellazione emotiva che mi avrebbe indicato la rotta verso la faglia mentale dove la New York di superficie s’incunea nella sua controparte incorporea, sul cui fondo da decenni si ammassa l’humus della Storia e delle visioni che l’hanno alimentata. La New York dove l’architettura neogotica della Trinity Church di Saint Patrick e quella dei grattacieli come il Woolworth Building e il General Electric Building fondono lo slancio del sacro e dell’ambizione secolare nella vertigine dell’assalto al cielo, mentre la rinnovata linea ferroviaria della High Line serpeggia sopra le strade trapassando i palazzi fino al Lower West Side, a sfidare con le sue aiuole pensili l’aridità del cemento e del traffico sottostante, dove uomini in doppiopetto ballano scalzi e i predicatori in giubbotti frusti si fermano ai bordi dei marciapiedi inveendo contro le malefiche lusinghe del capitalismo.


È proprio tra le varie scoperte ed incontri collezionati nelle mie febbrili ricognizioni da Battery Park ad Harlem, dal Theater District a Midtown, confluiti in corso d’opera nel documentario “Bryant’s Ode” sotto forma di un anti-racconto per immagini, musica e versi, che qualche mese dopo avrei compreso come dietro la loro apparenza si annidasse il seme di una vera e propria storia che attendeva solo di trovare i suoi protagonisti per essere narrata sullo sfondo di quegli stessi scenari. Uno dei versi del poema, scritto per fare da contrappunto verbale alla prosa visiva del documentario, commentava infatti la Fontana della Pace realizzata dallo scultore Greg Wyatt per il Childrens Scultpure Garden, un piccolo parco dalle reminiscenze edeniche collocato sul lato sud di Saint John the Divine, la cattedrale gotica più grande del mondo, nel quartiere di Morningside Heights, raggiunto al tramonto dopo aver percorso a piedi tutta l’Ottava strada dal West Village fino a Central Park North.

Saturday, April 23, 2016

Nell'Alba dell'Estuario

 

AFan Alessandro Fantini


Non è Carnevale ad Alcandia, eppure da tempo nel cielo della città volteggiano strani coriandoli dei quali nessuno sembra conoscere l’origine o gli effetti sulla salute della popolazione, condannata ad un sorte tutt’altro che festosa. Ne è ignara Smirna, la giovane prostituta di Trebilo che ad Alcandia trascorre una vita votata al lusso e alla dissolutezza più estremi dopo essere diventata la favorita dell’illustre professor Avilo che la manipola per facilitare la sua scalata al potere nell’università Tamerlani. Ne è inconsapevole Bastiano, che dopo il divorzio e la perdita del lavoro lascia la città per vivere da eremita in una baracca sulle sponde del fiume Granso, nel quale pullulano cadaveri senza volto. Ne sono all’oscuro Gregorio e Teresa, due periti chimici che, nel tentativo di fermare le emissioni dell’industria di vernici Painteri, vedranno le loro strade separarsi e riunirsi all’insegna di un mistero dalle proporzioni sempre più sovrumane destinato a crescere dentro e oltre la città, rubando spazio a sentimenti e speranze, fino a consumare la nozione stessa di “umanità”. Al culmine di un impietoso crescendo di corruzione e mutazione di corpi e anime, solo un ultimo superstite troverà il modo di seguire la rotta che lo porterà a rivedere il mare nell’alba dell’estuario.
Dopo il corrosivo neorealismo magico di “Piercing d’autunno” la letteratura distopica s’incrocia con l’horror e la science fiction nel nuovo romanzo di Alessandro Fantini, per dare vita, con la storia di una città in balìa del famelico mito della “crescita”, ad una grottesca quanto verosimile allegoria della civiltà contemporanea lanciata a tutta velocità verso la propria apocalisse autocannibalista. Tra Cronenberg e Ballard, “Akira” e “Gli invasati””, saggio antropologico, romanzo di formazione e satira di costume, una delirante e irriverente rilettura dell’inizio del 21esimo secolo flagellato da guerre finanziarie, disastri ambientali e giochi di potere del neoimperialismo industriale.

Wednesday, March 9, 2016

AFANzine - Hieronymus Bosch


  

AFANzine 
L'Arte raccontata da AFAN
Hieronymus Bosch - Supplizi e delizie tra cielo e inferno

Tra video-magazine e documentario, progamma divulgativo e videoarte, in questa serie pensata e realizzata per il web, l'artista multimedianico AFAN Alessandro Fantini passa in rassegna nel suo atelier le correnti e gli artisti che hanno contribuito negli anni alla sua formazione estetica, influendo sulla maturazione del suo personale approccio multiforme alla creatività.
A cinquecento anni dalla sua morte in questa puntata AFAN ripercorre la vita e le opere del pittore olandese Hieronymus Bosch, oscuro cantore per immagini di tentazioni e delizie ultraterrene quanto di pene e abomini ultraterreni.

Ideato, scritto, diretto e montato da Alessandro Fantini.
Musiche e fotografia di Alessandro Fantini.
Prodotto da Alessandro Fantini.

Wednesday, February 10, 2016

MALORDA: La porta delle leonesse (ovvero Poesia e solecismi nel boudoir)

MALORDA: Dal disordine al caos

Secondo episodio: La porta delle leonesse
(ovvero Poesia e solecismi nel boudoir)


            


 Il dottor Malorda si adopera per persuadere un nuovo cliente della natura redditizia ed edificante di una particolare Associazione Culturale ispirata all'entrata monumentale della Rocca di Micene.

Scritto, diretto, montato, interpretato e prodotto da
Alessandro Fantini
Musiche di Alessandro Fantini
Estratti da poesie di Edgar Allan Poe e dalla "Divina Commedia" di Dante

Alessandro Fantini è il Dottor Famedio Malorda, il sulfureo esteta dagli oscuri legami di potere a metà tra Lord Brummel e un Ludovico II in acido, protagonista del nuovo web-serial in cui tutti i tentativi di scampare al disordine di un sistema senza regole e certezze sono destinati a scontrarsi con la salvifica quanto spietata legislazione del caos.

Sunday, February 7, 2016

Piercing d'autunno


 



Aliandra si è trasferita da due mesi nel piccolo paese di Gemiano insieme alla madre, ma non è ancora riuscita ad ambientarsi alla monotona quanto angosciante vita di provincia, nonostante aver stretto amicizia con le nuove compagne di classe sedicenni appassionate di tatuaggi, piercing, telefonini e social networks.
Claudio lavora nel negozio di ferramenta del padre senza nutrire alcuna ambizione per il suo futuro, e alterna le sue giornate da ventenne neodiplomato tra puntate al bar, scorribande con i coetanei modaioli e lunghi pomeriggi passati chattando su Facebook.
Alfonso è stato per un decennio uno stimato dottore commercialista fin quando il coinvolgimento in un traffico internazionale di auto rubate non ne ha oscurato la carriera, esacerbando la sua crescente fobia sociale e portando ad uno stadio patologico la sua incapacità ad avere rapporti con le donne.
Amanda ha da sempre sognato una carriera da modella e attrice di teatro ma, quando sua madre insisterà nell’affidarla alle cure di un’influente figura istituzionale che è solita trascorrere le sue vacanze estemporanee nella nativa Gemiano, sarà costretta a mentire a se stessa e a desiderare di soffocare i suoi sogni pur di scampare all’incubo che dovrebbe alimentarli.
Nel corso di una notte, la solitudine endemica che infesta le strade di Gemiano trascinerà ciascuno di loro verso un’inimmaginabile “reunion” tra le mura dell’antico palazzo Derebo, abbandonato da decenni all’incuria del tempo e all’indifferenza degli amministratori locali. In questo fosco scenario altri insospettabili personaggi convergeranno per insabbiare la verità che tornerà a guardare attraverso gli occhi di un’entità riaffiorata dalla macerazione dei corpi e dei sentimenti, messi all’incanto da una società vuota e putrescente come la cisterna interrata dell'antico palazzo.

Ammiccando alla narrativa gotica di Arthur Machen e al romanzo di critica sociale di Pasolini, in questo thriller esistenziale dal ritmo serrato e i toni allucinati di un Easton Ellis, Alessandro Fantini inanella una vertiginosa catena di eventi il cui germe, scaturito dalle viscere di un’anonima cittadina di confine incagliata tra la campagna e l’industria, è destinato a propagarsi come uno sciame biblico all’intera compagine umana.





Disponibile in paperback su Lulu:http://www.lulu.com/shop/alessandro-fantini/piercing-dautunn/paperback/product-21634454.html
In formato ebook: http://www.lulu.com/shop/alessandro-fantini/piercing-dautunno/ebook/product-21635772.html
e su Google Play: https://play.google.com/store/books/details/Alessandro_Fantini_Piercing_d_Autunno?id=FXQjBQAAQBAJ&hl=en