Friday, August 12, 2016

ORAZIONE FUNEBRE PER MIO FRATELLO



Testo dell'orazione funebre da me letta il 13 Luglio 2016 al termine delle esequie per mio fratello Nicola Fantini, morto la sera dell' 11 Luglio 2016.

Quand’ero bambino Nicolino rappresentava ai miei occhi una seconda figura paterna, il pilastro portante della famiglia insieme a mio nonno e mio padre. Mio nonno e i miei genitori potevano contare sempre su di lui nello svolgimento dei lavori di casa e nei campi. Per me e mio fratello Giampiero era un esempio ineguagliabile di onestà, dedizione e bontà d’animo. Non si risparmiava mai quando si trattava di rimboccarsi le maniche e risolvere grandi e piccoli problemi. Soffrì moltissimo quando mio nonno ci lasciò dopo lunghi patimenti, il 16 Luglio di 23 anni fa. Ha seguito sempre con orgoglio la mia attività artistica, prodigandosi spesso per aiutarmi nell’allestimento delle mie mostre di pittura. Trovò la sua realizzazione nella splendida famiglia che formò con Filomena, che con lui ha condiviso tutto fino alla fine, crescendo insieme Joseph con l’affetto e l’esempio unico di un padre che sapeva essere amico, confidente e guida morale, motivatore ironico e compagno di avventure. Tutti lo hanno stimato e amato, come la grande folla di parenti, colleghi e amici qui presente sta a dimostrare.

Per noi famigliari sarà impossibile dimenticare il giorno in cui scoprì di avere un adenocarcinoma polmonare. Il dottore che lo prese in cura dopo la prima diagnosi, mi disse che dovevamo smetterla di preoccuparci. Non dovevamo opporci ai cicli di chemio, che sapeva essere del tutto inutili e dannosi. Non dovevamo cercare altre cure. Non dovevamo rivolgerci ad altri oncologi. Saremmo stati felici solo quando se ne sarebbe andato. L’unica medicina è la morte, mi disse.
Ora purtroppo quella medicina ha sortito il suo effetto. Mio fratello ha infine trovato la cura che invano abbiamo cercato nel tentativo di contrastare l’avanzata del male e alleviare la sua agonia.
Purtroppo per il Male che affligge molti altri che vivranno forse più di lui, temo non esista alcuna medicina.
Questo Male incurabile ha molti nomi: si chiama cinismo, opportunismo, affarismo, menefreghismo, individualismo.
E’ quello che tuttora affligge quel dottore che mi disse che amava passeggiare nei cimiteri, divertendosi a contare i mesi che restavano ai pazienti che aveva in cura, somministrando sostanze tossiche a inconsapevoli condannati a morte in quello che è a tutti gli effetti un preobitorio.
E’ il Male di cui soffrono quegli oncologi che viaggiano su porsche cayenne, prendono la tintarella alle Seychelles e giocano a tennis tenendo conferenze sulla ricerca contro il cancro in giro per il mondo, intascando centinaia di euro solo per rivolgere uno sguardo annoiato al solito inconsapevole condannato a morte.
E’ il Male che tormenta quei chirurghi che amano andare in televisione a millantare i prodigi della videotoracoscopia e dell’immunoterapia ma poi non si scomodano nemmeno a farsi vedere dal vivo a consigliare una cura d’antibiotici per evitare una setticemia post-operatoria.
E’ il Male che corrode quei medici che definirono “un favore straodinario” l’assistenza a mio fratello agonizzante, che insieme a sua moglie affrontava in carrozzella ogni settimana estenuanti viaggi in treno tra Milano e Pescara con la forza della disperazione.
E’ il Male che consuma quell’infermiera che a mia madre ha rimproverato di aver portato in pronto soccorso mio fratello che fino all’ultimo ha cercato di evitare la morte per soffocamento.
Che Dio abbia pietà di tutti loro perchè sono malati senza data di termine e non sanno di esserlo.
Che Dio abbia pietà di coloro che ancora si ostinano a non vedere e non capire, o peggio, a fingere di non vedere nè capire che la Val di Sangro, dopo decenni di sviluppo e benessere, ha ricominciato a brulicare di morte come ai tempi delle paludi malariche.

Di mio fratello ora voglio ricordare quel giorno di Settembre di due anni fa, quando andammo in montagna e da lontano avvistammo per caso un branco di cervi in amore, restando a lungo in ascolto del loro bramito: spero che adesso stia scalando la vetta più alta e più luminosa di tutte, in ascolto di quel richiamo di vita, e dimentichi per sempre il mortifero e crudele ciarlìo dell’ipocrisia umana.
A Filomena e Joseph dico che la famiglia sarà ancor più unita e salda di prima, perchè non vi manchi mai il sostegno, il coraggio e la forza di progettare il futuro che Nicolino dentro di sè ha tenuto sempre accesa come una fiamma fino all’ultimo respiro.
Perchè in questi atroci mesi tutti insieme con lui abbiamo compreso che non ci sarà davvero alcuna Cura fin quando l’Essere umano non verrà considerato patrimonio dell’Umanità.

AFan Alessandro Fantini
13-7-2016

"ROMA ELECTRONICA" - La goccia, la musica e la morte

Alla fine degli anni '80, quando mio fratello Nicola di sera m'invitava ad accompagnarlo in errabondi viaggi in macchina, nello stereo girava sempre un nastro misterioso sul quale aveva trasferito le tracce di un lp comparso magicamente tra la nuova collezione di vinili di mio fratello Giampiero. "Ecco, arriva il pezzo della goccia!" mi sussurrava mio fratello con aria sardonica, alzando il volume e inondando la vettura di quel ticchettio echeggiante che sembrava provenire da una caverna scavata nell'Ayers Rock. Subito dopo una sensuale voce femminile scandiva parole incomprensibili, mentre sullo sfondo un bambino rideva e una creatura aliena gorgheggiava litanie ultraterrene. "Ma dimmi un pò..." ripeteva mio fratello ridacchiando, sostenendo che quelle fossero le prime parole prounciate dalla cantante che in seguito scoprii essere Laurie Anderson nel brano "Diva" composto da un famoso musicista francese https://youtu.be/mrb7x1nDxvw. "Questo è Jarre!" mi diceva quando il pezzo dopo 3 minuti trascolorava in un brano fantatribale. Presi così l'abitudine di trovare le scuse più improbabili per saltare in macchina con lui dopo cena, e ascoltare per intero quel nastro che traduceva in suoni pittorici i viaggi compiuti nell'esoterica semioscurità della strada. Due giorni prima che mio fratello morisse sono riuscito ad incontrare Jarre di persona, durante il soundcheck dell'unico concerto Italiano tenuto a Roma. Dopo averlo intervistato per il magazine OndaRock, sono finalmente riuscito a consegnargli l'artbook contenente alcuni dei miei dipinti ispirati dalla sua musica. Quando gli ho menzionato l'origine della mia passione per la sua musica e la malattia di mio fratello, Jarre si è rabbuiato in volto e mi ha chiesto qual era il suo nome. "Nicolino" ho risposto.